Maria Valtorta en 1943

Maria Valtorta
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Dal Bollettino valtortiano, N. 1, Maggio 1970.

 

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La conferenza di P. Berti.

La conferenza di P. Berti su "Maria Valtorta e i suoi scritti" fu ascoltata con vivo interesse dal folto e distinto pubblico, convenuto in Via Vittoria Colonna 11 a Roma, nel pomeriggio del 29 gennaio 1970.     
Ne pubblichiamo, perciò, il teste integrale, anche per soddisfare le richieste di numerosi lettori che non poterono intervenire a quel convegno, del quale restiamo grati al cenacolo di arte a cultura "La Fiaccola" che volle organizzarlo.    

 La famiglia.  Gli studi.  Doti psichiche.  Malattie ed altre sofferenze.  Spiritualità.  Vittima.  La morte.  La scrittrice.  Autobiografia.  Gli scritti.   L'Opera principale.  Scritti ancora inediti.  Illustrazioni del "Poema".  Indici e carte.  Interpretazioni o spiegazioni del fenomeno valtortiano.  Conclusione.

 

 La famiglia.      

Maria Valtorta descende da famiglia cattolica, relativamente praticante, distinta, oriunda dalla Lombardia.    

Suo padre, Giuseppe, nato a Mantova nel 1862, era maresciallo maggiore capo armaiolo del XIX reggimento Cavalleggeri Guide : uomo di carattere mite, accondiscendente, affezionatissimo alla sua unica figlia.  

Verso i 50 anni, anche in seguito a disagi dovuti al servizio militare, fu colpito da intossicazione intestinale, che l'obbligò ad andare in pensione prima del tempo, e gli causò une stato persistante di esaurimento con ripercussione sulle facoltà mentale e volitive. Morì a Viareggio nel 1935.       

La mamma di Maria, Iside Fioravanzi, nata a Cremona nel 1861, era assai colta, insegnante di francese, eccessivamente severa, esigentissima, malata di fegato.   

Fu lei che stroncò, sul nascere, un'innocente relazione affettiva contratta dalla figlia con un bravo ragazzo ; e fu di nuovo lei, più tardi, che interruppe inesorabilmente un fidanzamento che ormai si avviava verso le nozze. Morì a Viareggio nel 1944
[1].    

Maria Valtorta nacque il 14 marzo 1897, a Caserte, ove il padre si trovava temporaneamente con il suo reggimento.

 

 Gli studi.           
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Maria compì buoni studi, quelli d'uso al suo tempo per le signorine d'agiata famiglia : svolse infatti, con grande senso del dovere ed eccellente riuscita, i programmi delle complementari e tecniche, del ginnasio e liceo, presso collegi rinomati, tenuti da Suore : a Milano presso le Orsoline e le Marcelline, a Monza presso le religiose di S. Maria Bambina.    

Tuttavia non vi conseguì diplomi, soprattutto perché non riusciva a spuntarla con la matematica.  

Dovendosi, con la famiglia, trasferire a Firenze, uscì dal collegio definitivamente e con vero rimpianto : non abbandonò gli studi, però, ma li estese e completò frequentando la Lectura Dantis e dedicandosi ad altre assidue letture, soprattutto durante i venti mesi di riposo e di riflessione che trascorse, da ragazza, presso una cugina, professoressa molto colta, la quale le pose a disposizione la sua ben fornita biblioteca, ricca di opere letterarie, di cui tuttavia ignoriamo l’elenco.     

Tornata da Reggio Calabria a Firenze e da qui trasferitasi con la famiglia, nel 1924, a Viareggio, poté dedicare a letture e studi pochissimo tempo, prima perché oberata dalle umili faccende domestiche, poi perché debilitata da varie malattie in stato di continuo progresso, finalmente perché inferma e assorbita dall'attività di scrittrice religiosa, di cui stiamo per trattare. 

Quanto abbiamo finora asserito a riguardo delle letture e degli studi di Maria Valtorta, vien confermato dall'esiguità e dalle scarso valore della biblioteca esistente allora e tuttora in casa Valtorta : un armadietto con tre palchetti di un metro ciascuno, per circa 300 volume. Ciò si ricava dal catalogo autografo di Maria, composto nel 1946, controfirmato da Marta Diciotti, la quale attestò e attesta che il mobile a vetri, collocato allora al piano superiore, era praticamente inaccessibile, perché la madre dell'Inferma lo teneva ben chiuso e ne custodiva gelosamente la chiave, come del resto di ogni altro mobile di casa...

 

 Doti psichiche. 
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Maria Valtorta fu senza dubbio molto intelligente, dotata di tenacissima memoria, di notevole spirite di osservazione, di straordinaria sensibilità, di non comune scioltezza di penna.        

Queste nostre atfermazioni non sono esagerate, perché Maria fu la prima della classe specialmente in italiano; quanto leggeva le si imprimeva nella memoria come su disco fonografico ; nulle sfuggiva al suo occhio acutissimo ; la sua sensibilità arrivava fine al punto di darle l'impressione che dalle punte delle dita le uscissero fili, i quali girassero per il mondo e le portassero le desiderate notizie.

 

 Malattie ed altre sofferenze.
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Impossibile enumerare qui le sofferenze spirituali e psichiche, le malattie e tribolazioni fisiche da cui fu afflitta, purificata e santificata la nostra Scrittrice : l'Autobiografia, già edita, ed altri numerosi documenti autografi tuttora inediti, ne sono la eco fedele e l'esposizione esauriente.

Esse, del resto, si estendono dalla "sensazione" del Divino Abbandono, alla tentazione di uccidersi; dalla più profonda amarezza, causata da persecuzioni, tradimenti, disprezzi e freddezze, a tutta una catena di malattie di vario genere, intensità e durata, accompagnate da una paresi agli arti inferiori che la costrinse a stare seduta sui letto per ben 27 anni, senza poterne più scendere.    

Tutte queste molteplici sofferenze di Maria Valtorta furono coronate, tra il 1958 circa e il 1961 (anno del pio transito), da uno stato di smemoratezza e di assenza; per cui, gradatamente, arrivò fino a non muoversi, a non nutrirsi, a non ascoltare e a non parlare più.

 

 Spiritualità.      
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La spiritualità di Maria Valtorta fu insieme profonda e semplice, teologica e popolare, biblica e devozionale, conservatrice e progressista: sempre però nella stretta adesione alla Chiesa cattolica, apostolica, romana.

Amò con tutte le forte Gesù, nella sua persona e in quella del suo primo Vicario, il Papa; si nutrì di Bibbia e soprattutto di Vangelo; predilesse, venerò, invocò costantemente la Vergine, Madre di Dio e nostra, Maria ; fu sempre fedelissima nell'ubbidire a Dio ed ai suoi rappresentanti, anche nelle ore in cui tale conformità sembrava costarle sangue.       

Forse tutta la sua spiritualità si riassume nel grido di S. Paolo ai Galata (2, 19-20) : "Sono crocifisso con Cristo; e, se vivo, non sono più io che vivo, ma è Gesù che vive in me".    

Fu questo ardente anelito alla immedesimazione con Cristo, con Cristo crocifisso, vittima espiatrice dei peccati del mondo, che la spinse a chiedere al Signore di renderla partecipe di tutte le sofferenze sperimentate dal Salvatore.

 

 Vittima. 
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A tel fine, per tempo, si offrì vittima non soltanto all'Amore misericordioso (come S. Teresa del Bambino Gesù), ma anche alla tremenda Giustizia di Dio (come Suor Benigna Consolata Ferrero). E volle errer vittima espiatrice a somiglianza di Gesù e per gli stessi scopi per i quali il Redentore del mondo s'era immolato all'eterno suo Padre: perché i figli di Dio, dispersi per la colpa d'origine e per i propri peccati, tornassero a formare una sole realtà in Lui, mediante la Chiesa e nell'unica vera sua Chiesa, gregge di cui Cristo è il sommo Pastore e di cui il Romano Pontefice ne è in terra il supremo Vicario visibile.   

Da vari indizi, documentati, sembra si debba ricavare che questa offerta di vittima sia la più profonda, soprannaturale, spiegazione di quello stato d'inerzia fisica e di assenza psichica in cui Maria venue a trovarsi negli ultimi anni della sua esistenza terrena. Il Signore, infatti, le avrebbe dette : "Ti smemorerò del mondo nel mie Amore".

 

 La morte.          
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Lo stesso pio transito di Maria Valtorta fu la conclusione di tutta una vita resa conforme a Gesù Vittima, obbediente fino alla morte, e morte di Croce.        

Appena infatti il P. Innocenzo M. Rovetti dell'Ordine dei Servi di Maria, direttore locale dei Terziari della stessa Famiglia religiosa, recitando le preghiere degli agonizzanti, giunse aile parole : "Esci, o anima cristiana, da questo mondo...", Maria, che almeno in apparenta nulle sembrava percepire, immediatamente reclinò il capo, e spirò.     

Era il 12 ottobre 1961, alle ore 10,30 antimeridiane.         

L'esposizione della salma si svolse in maniera decorosa ma semplice; i funerali furono celebrati nella chiesa parrocchiale, S. Paolino, di prima mattina, in ossequio alla espressa volontà della Valtorta.           

In precedenza, le fu ripreso il calco o maschera del volto, ore conservata nell'archivio viareggino; e i pochi visitatori ammirarono un fenomeno infrequente in circostanze del genere: la mano sinistra appariva infatti più cadaverica che negli altri defunti; la destra invece, con cui aveva scritto tante migliaia di pagine altamente religiose, si distingueva per il colorito, la flessibilità e la bellezza più da vivo che da trapassato.

 

 La scrittrice.     
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Maria Valtorta fu, indubbiamente, una scrittrice nata, fin dei primi anni riconosciuta come tale dalle sue insegnanti, che più volte l'incaricarono di comporre i saggi da leggersi poi nelle solenni accademie scolastiche, allora in voga.          

Più tarda, ma sempre prima del 1940, nei ritagli di tempo, presto l'Azione cattolica parrocchiale tenne alcune conferenze religiose; inoltre, lavorò a un romanzo parzialmente e velatamente autobiografico, intitolato "Il cuore di una donna", rimasto incompiuto e inedito, e che la Scrittrice avrebbe voluto distruggere o far distruggere.

 

 Autobiografia. 
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Verso il 1942 P. Romualdo M. Migliorini, dell’Ordine dei Servi di Maria, ex parroco nel Canadà, ex missionario ed ex prefetto apostolico nell'Africa del sud, allora priore del convento di S. Andrea in Viareggio, andò a far visita a Maria Valtorta ; e, fino al 1946, ne fu confessore, direttore spirituale, consolatore e aiuto.       

Con la sua illuminata esperienza sacerdotale, P. Migliorini ravvide ben presto in Maria non soltanto un'inferma fortemente provata da svariate malattie e angustie, ma una persona straordinariamente dotata di numerosi doni naturali e soprannaturali.          

Perciò la Valtorta, accondiscendendo all'esplicita richiesta rivoltale dal suo direttore spirituals, scrisse, e dedicò a lui, l'Autobiografia, in cui, senza reticenze, rivelò quanto di male e di bene credette in coscienza di ravvedere in se stessa.          

Tale Autobiografia si estende dal 1897, anno di nascita, al 1943, anno di composizione.     

L'abbiamo fedelmente pubblicata, presso la Tipografia Editrice Michele Pisani di Isola del Liri, nel 1969, corredandola di introduzione e di note biografiche, storiche, agiografiche, bibliche, teologiche ecc.        

Per completare la biografia di Maria Valtorta, portandola perciò dal 1943 al 1961, anno del pio transito, disponiamo di molti elementi disseminati negli altri Scritti autografi e del molteplice copioso EpistoIario, tuttora inediti.

 

 Gli scritti.         
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Ma gli Scritti di Maria Valtorta che particolarmente ci interessano sono costituiti dalle 15 mila pagine di quaderno, autografe, vergate soprattutto tra il 23 aprile 1943 e il 27 aprile 1947: e, in misura assai ridotta, tra il 1948 e il 1951.           

Queste 15 mila pagine furono scritte in condizioni sfavorevolissime: in tempo di guerra, sfollamento, spavento, carestia, infermità, afflizione, prove di ogni genere, mancanza quasi assoluta di libri utili allo scopo, disponendo cioè soltanto della Bibbia in edizione popolare e del Catechismo di Papa Pio X.    

E li riempì, questi 120 quaderni, senza schemi preparatorii, senza brutta copia, direttamente e di getto, senza leggere quanto già scritto, praticamente senza ripensamenti, limature o correzioni di sorta.          

Tutte queste pagine sono costituite o da minunziose descrizioni di ambienti e persone; o da accurate, sempre chiarissime e spessissimo profonde, esposizioni dottrinali; oppure da ambedue - descrizioni cioè ed esposizioni - armoniosamente fuse tra loro.           

Queste descrizioni ambientali ed esposizioni dottrinali sembrano supporre o rivelare approfondite conoscenze geologiche, botaniche, zoologiche, geografiche, topografiche, archeologiche, storiche, etniche, psicologiche, cultuali, teologiche ecc., le quali difficilmente si trovano adunate in una sola persona dotta o anche in un gruppo di specialisti.  

L'insieme degli Scritti Valtortiani sembra godere di vera e propria originalità, c portare un contributo nuove, notevole o addirittura singolare, sia quanto alle descrizioni ambientali che quanto alle esposizioni dottrinali.

Nessuno infatti, finora, è stato capace di dimostrare — documenta alla mano — da quali fonti dipenda Maria Valtorta (tranne la Sacra Scrittura !), e cioè quali libri avrebbe copiato, o da quali anche semplicemente avrebbe attinto.

Queste 15 mila pagine autografe furono dattilografate dal predetto P. Migliorini, il quale trascriveva i singoli quaderni via via che l'Inferma li terminava e glieli passava. Tale prima copiatura a macchina è quella che noi chiamiamo Dattiloscritto primo (D 1), da cui il Padre estrasse una seconda trascrizione, non totale, indicata da noi come Dattiloscritto secondo, (D 2).  

Il predetto Sacerdoce, con la buona intenzione di consolare persone e collettività duramente provate dalla seconda guerra mondiale e dalle sue conseguenze, prestò e diffuse vari fascicoli Valtortiani, prima ancora che venissero editi. Questa iniziativa però dispiacque molto ai Superiori, e fu la prima origine di svariate e dolorose discussions, peripezie, opposizioni, che si protrassero e acuirono sempre più tra il 1946 e il 1961, anno in cui cessarono, in seguito ad un sereno dialogo, durante il quale potei mani- festare alla competente Autorità il positive consiglio espresso dal sapientissimo Papa Pio XII nel 1948, e mostrare gli eccellenti attestati autografi rilasciati tra il 1946 e il 1952 da stimate personalità ecclesiastiche e laiche, tra le quali il P. Agostino Bea, S.J., rettore del Pontificio Istituto Biblico, poi famoso Cardinale, e il Prof. Camillo Corsanego, docente presso la Pontificia Università Lateranense e decano degli Avvocati Concistoriali.

 

 L'Opera principale.     
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Undicimila pagine, in parte disseminate tra le suddette 15 mila e in parte già unite, vennero a costituire — una volta debitamente ordinale dalla Valtorta stessa e appositamente dattilografate (D 2) da P. Migliorini — l'Opera principale scritta da Maria, cui in seguito fu posto il titolo di "Il poema dell'Uomo-Dio".  

Del “Poema” sono già apparse due edizione. Tipografo-editore di ambedue fu il benemerito Cav. Michele Pisani, di Isola del Lira (Frosinone), che si accinse all'impresa in tempi, per i predetti Scritti, difficilissimi.

La prima edizione, in quattro grossi volumi, di complessive pagine 3.932, fu stamnata tra il 1956 e il 1959: essa però è assai imperfetta, perché allora non fu possibile basarla sui manoscritti autografi valtortiani, che la Scrittrice non prestava per motiva di prudenza, ma soltanto sulla copia dattiloscritta non assolutamente fedele (D 2) e assai mutila.      

Ma già dal 1960, il Dott. Emilio Pisani, figlio del Cav. Michele (deceduto nel 1965), mediante un accurato lavoro di collazionamento procura che gli originali valtortiani siano fedelissimamente ripresi per la stampa e che l'apparato delle note sia comploto e ben disposto.  

Cosi è nata la seconda edizione de "Il poema dell'Uomo-Dio", in dieci volumi, per complessive pagine 5.500, apparsa tra il 1961 e il 1967, e che noi riteniamo critica, perché conforme agli originali e munita di note bibliche, teologiche, storiche ecc.
[2]

 

 Scritti ancora inediti. 
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Restano ancora inedite, però in corso di pubblicazione, circa 4 mila pagine autografe valtortiane, le quali riguardano o la Scrittrice stessa o argomenti dell'Antico Testamento, del Nuovo Testamento, specialmente di S. Paolo (commento ai Romani) e di S. Giovanni (commento incompleto alla Apocalisse) ; e inoltre si estendono a svariati al-tri temi teologici, cultuali, agiografici, pratici ecc.

 

 Illustrazioni del "Poema".    
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Maria Valtorta stessa, direttamente sui quaderni oppure su fogli a parte, abbozzò qualche cartina geografica o qualche schizzo di luoghi, monumenti ecc. Quelle inseriti nei quaderni, sono stati riprodotti nella edizione critica ; gli altri verranne pubblicati al momento giusto.    

Inoltre, l'artista Prof. Lorenzo Ferri sotte la guida personale della Scrittrice, presso la quale più volte si recò, redasse circa 360 illustrazioni, in bianco e nero o a colori : 60 di esse sono state riprodotte nella prima tiratura della edizione critica, le altre potranno venir pubblicate a suo tempo, forse in spéciale album, insieme con le predette 60.

 Indici e carte.   
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Sono in corso di stampa o in preparazione vari Indice e Carte per l'Opera "Il poema dell'Uomo-Dio" o per l'intera produzione dottrinale Valtortiana :       

a) Elenco descrittivo dei personaggi de "Il poema dell'Uomo-Dio", redatto da Maria Valtorta stessa ;  

b) Indice dei principale discorsi riguardanti Gesù, Maria, Pietro, preparato quasi interamente da P. Migliorini, completato e aggiornato, dalla mamma spirituale di Maria Valtorta, la monaca claustrale M.T.M. ;        

c) Indice dei brani biblici citati da Maria Valtorta nel testo (circa 600) o da me nelle note a "Il poema dell'Uomo-Dio" (circa 7 mila), redatto a cura di Edmea Dusio e pubblicato dalla Tipografia Editrice M. Pisani nel 1970 (68 pp.). L'utilità di questo Indice è raguardevole, come si releva dalla Presentazione.    

d) Indice delle persone e dei luoghi, in preparazione ;      

a) Indice delle materie, in preparazione;      

b) Carte geografiche e topografiche, in cui figurino gli itinerari di Gesù, luoghi e monumenti ecc. indicati nel Poema : la carta panoramica fondamentale, con tutti i nomi di luogo nominati dal Poema e ubicati secondo le descrizioni di esso, è stata già preparata, a cura del Maggiore Giovanni Jacono.

 

 Interpretazioni o spiegazioni del fenomeno valtortiano.          
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Due sono le interpretazioni fondamentali o spiegazioni dell'origine e natura degli Scritti Valtortiani, editi e inediti :        

1) Alcuni, dopo aver letto o senza aver letto (!) i dieci volumi de "Il poema dell'Uomo-Dio", spiegano il fenomeno asserendo che Maria ha potuto scrivere così tanto e così bene perché :         

a) intelligentissima ;     

b) dotata di notevole o eccellente cultura ;  

c) di ferrea memoria (disco fonografico);     

d) di straordinaria sensibilità: quei "fili" che sentiva uscire dalle sue dita l'avrebbero posta in collegamento con realtà e pensieri distanti nel tempo e nello spazio, in cui nulla va distrutto ;          

e) di acutissimo spirite d'osservazione ;       

f) di notevolissima facilita d'espressione ;    

g) di alta e profonda assimilazione e immedesimazione mistica con Gesù Cristo, nel quale sono presenti tutti i tesori della scienza e della sapienza.     

2) Maria Valtorta, invece, ed altri Lettori spiegano il fenomeno non negando intelligenza, cultura, memoria, sensibilità, spirito d'osservazione, scioltezza di penna, unione con Gesù Cristo, ma insistendo soprattutto su due elementi : 

a) che l'oggetto delle descrizioni ambientali le è stato mostrato, volta per volta, in visione soprannaturale ; e Maria, mentre vedeva, accuratamente descriveva ;          

b) che le esposizioni dottrinali (discorsi e colloqui ecc.) le sono state dettate soprannaturalmente; e Maria, mentre le percepiva, le trascriveva il più fedelmente possibile.     

Forse, le due predette ipotesi di spiegazione del fenomeno misteriosamente convergono e s'incrociano, perché chi è profondamente immedesimato a Cristo (cfr. Galati 2, 19-20), e nella misura in cui lo è, vede con gli occhi di Lui, pensa con la mente di Lui, parla o scrive come sue strumento, animato e mosso dalle Spirito di Lui, che e lo Spirito Santo.           

L'apporto umano non viene distrutto, ma affiora costantemente, come in S. Giovanni e in S. Paolo, in S. Teresa d'Avila e in S. Caterina da Siena.   

E la misura, sempre imperfetta in noi mortali, della immedesimazione con Cristo, rende possibile e spiega gli eventuali errori : errori da cui vanne sicuramente esenti soltanto quelle persone (Agiografi biblici, Papa definiente) o quelle collettività (Concilio ecumenico, Chiesa universale) che lo Spirito Santo preserva da sbagli in materia di fede e costume, cioè di quanto è necessario per l'eterna salvezza.

 

 Conclusione.    
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La nostra missione è quella di pubblicare criticamente gli Scritti Valtortiani, e non di pronunciarci a riguardo delle varie spiegazioni che si danno o si daranno del fenomeno. 

Riserviamo il giudizio canonico alla sola competente Autorità ecclesiastica ; il giudizio strettamente scientifico ai dotti nelle singole branchie del sapere.

Noi curatori ed editori ci atteniamo a quanto Papa Pio XII, in una speciale udienza accordata a P. Migliorini ed a me il 28 febbraio 1948, saggiamente, prudentement autorevolmente suggeri :     

"Pubblicate quest'Opera così come sta : chi legge, capirà".

Roma, 29 gennaio 1970
P. Corrado M. Berti, O.S.M.

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Fiche mise à jour le 24/06/2021.

 



[1] 4 Ottobre 1943.

[2] Cf. Club Amici valtortiani.